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Perché ci sentiamo in colpa quando perdiamo tempo? E perché dovremmo farlo più spesso

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Ok, domanda secca: quante volte ti sei sentito in colpa per aver passato un’ora sul divano a fare assolutamente niente? Magari con Netflix acceso ma senza davvero guardare, il telefono in mano ma senza scrivere a nessuno, e una tazza di tè diventata tiepida. Solo tu e il vuoto. E quella vocina fastidiosa nella testa che ti dice “dai, potresti almeno *fare qualcosa* di utile, no?”.

Bene, sappi che non sei solo. Anzi, benvenuto nel club delle persone che vivono il tempo come se fosse un conto corrente e ogni minuto perso fosse una tassa.

Dove nasce questa strana colpa?

La radice è culturale, profonda. Abbiamo imparato fin da piccoli che essere occupati = essere validi. Che chi si alza presto è una persona migliore. Che chi fa più cose è più importante. E così ci siamo costruiti attorno un’idea tossica: se non sto producendo qualcosa, sto sbagliando.

Questa mentalità è diventata parte del nostro lessico: “giornata produttiva”, “tempo sprecato”, “ozio improduttivo”, “attività inutile”. Ma perché una cosa deve sempre portare a un risultato? Perché non può esistere valore anche solo nel rilassarsi, nel godersi il nulla?

Il mito della produttività infinita

Viviamo in un’epoca dove la produttività non si ferma mai. Anzi, è diventata uno status symbol. Basta guardare LinkedIn per sentirsi pigri: startup, side hustle, corsi di aggiornamento, morning routine alle 5:30, mindfulness tra una call e l’altra. E tu? Tu stavi scrollando reel di gatti.

Ma fermiamoci un secondo: davvero la nostra vita è migliore quando è piena fino all’orlo? O è solo più piena?

Slow living non è solo un hashtag figo

Negli ultimi anni sta emergendo (finalmente) una controcultura: quella dello slow living, della lentezza, del prendersi tempo. Non come ribellione punk, ma come gesto di sopravvivenza mentale.

Perdere tempo, se ci pensi, è un atto rivoluzionario. È dire “io valgo anche se oggi non ho fatto niente di eclatante”. È prendere spazio per respirare. È lasciar perdere la performance, almeno per un po’.

“Ma non puoi sempre perdere tempo” – vero, ma nemmeno sempre guadagnarlo

Ovviamente non si tratta di vivere perennemente sul divano. Ma di riabilitare l’inutilità. Di smettere di quantificare ogni minuto in “cosa me ne viene?”. Perché certe cose (tipo farsi una passeggiata senza meta, guardare il soffitto, parlare del più e del meno) non portano a nulla. Eppure, servono a tutto.

Perché è proprio quando ci stacchiamo, quando lasciamo spazio al vuoto, che la mente rielabora, si rigenera, fa il punto. Tipo come quando il Wi-Fi non prende e improvvisamente riscopri di avere una testa pensante.

L’ozio è creativo (davvero)

Gli antichi romani lo sapevano: l’ozio, quello buono, era il tempo dedicato a se stessi, al pensiero, alla contemplazione. Non era visto come spreco, ma come spazio sacro. Oggi lo abbiamo sostituito con l’intrattenimento a tutti i costi, spesso passivo, ma il principio resta: ci serve tempo “inutile” per essere umani.

Molte idee brillanti nascono quando non stai pensando a niente. Non è un caso che le migliori intuizioni vengano sotto la doccia o mentre lavi i piatti. Perché lì non sei “produttivo”, sei solo... disponibile mentalmente.

Il senso di colpa: quell’inquilino fastidioso

Eppure ogni volta che ci fermiamo, lui torna: il senso di colpa. Come se avessimo rubato il nostro stesso tempo. Come se dovessimo giustificarci per aver fatto niente.

Ma pensaci: se un amico ti dicesse “oggi ho solo dormito e guardato serie tv”, tu lo giudicheresti? Probabilmente no. Allora perché lo fai con te stesso?

La libertà di sprecare tempo (con gioia)

Forse dobbiamo riappropriarci di questa libertà: quella di sprecare tempo senza sentirci in colpa. Di fare cose solo perché ci va, non perché “servono”. Di restare sul divano a fissare il nulla, e dire: “che bello, non sto facendo niente”.

Magari all’inizio è strano, poi diventa terapeutico.

Se proprio vuoi un consiglio pratico

  • Programma anche del tempo *non programmato* nella tua giornata
  • Stacca ogni tanto senza dovertelo meritare
  • Non trasformare ogni hobby in un progetto
  • Ricorda: sei una persona, non una to-do list ambulante

Bonus: il paradosso

Vuoi la verità? Quando perdi tempo con serenità, alla lunga sei più lucido, più efficace, meno irritabile. Quindi sì, anche perdere tempo ti rende più “produttivo”. Ma non dirlo troppo in giro, altrimenti ci rubano pure l’ozio.

Quindi la prossima volta che ti senti in colpa…

Ricorda che esistere senza produrre è già abbastanza. Sei già degno di occupare il tuo spazio, il tuo tempo e il tuo divano. E se lo fai con una tazza di tè in mano, ancora meglio.

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