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“Poor Things”: una fiaba dark che si trasforma in inno alla libertà (con tante stranezze)

Se Mary Shelley avesse avuto un’estetica pop e un senso dell’umorismo grottesco, probabilmente avrebbe scritto “Poor Things” al posto di “Frankenstein”. E se a dirigere il tutto fosse stato un greco con manie di perfezione stilistica e tanta voglia di provocare… beh, eccoci qui.

Yorgos Lanthimos prende il romanzo di Alasdair Gray e lo trasforma in un delirio visivo e filosofico in pieno stile steampunk-Vittoriano-punkeggiante, con una Emma Stone in stato di grazia (e per grazia intendiamo: libera, sfacciata e geniale).


La trama (senza spoiler inutili)

Bella Baxter (Emma Stone) è una donna “creata” dal Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) in un bizzarro esperimento alla Frankenstein. Ma attenzione: qui non c’è il mostro, c’è una creatura che impara a vivere, desiderare, conoscere il mondo e decidere chi essere. Bella ha la mente di una bambina, ma cresce rapidamente, sia psicologicamente che sessualmente, diventando simbolo di libertà assoluta.

Attraverso una serie di viaggi (anche in senso metaforico), Bella si scontra con uomini gelosi, amanti inetti, e società patriarcali che la vogliono ridurre a un “oggetto decorativo”. Spoiler: lei non ci sta.


Ma che film è, esattamente?

Uno strano ibrido tra:

Il tutto condito da dialoghi surreali, ambientazioni pazzesche (tra città finte e paesaggi dipinti), e una fotografia ipnotica, firmata Robbie Ryan. A volte sembra un dipinto di Dalí, altre una pubblicità di profumi, altre ancora… un incubo fatto da Wes Anderson dopo un bicchiere di troppo.


Perché funziona?

Perché ti stordisce, ti fa ridere, ti mette a disagio e poi ti lancia una riflessione profonda tra capo e collo: chi decide chi siamo? Chi ha il diritto di "insegnarci" cosa è giusto, morale, appropriato?

Bella è l’anti-eroina perfetta: dice quello che pensa, fa quello che vuole, e vive la sessualità e la conoscenza con un candore disarmante. E nel farlo, ci sbatte in faccia i limiti culturali con cui conviviamo tutti.


Cast: Emma Stone regna (gli altri stanno al gioco)


Colonna sonora e scenografia: pura follia estetica

Le scenografie sembrano uscite da un libro illustrato surrealista: case fluttuanti, ascensori barocchi, città monocrome che sembrano sogni lucidi. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora inquieta e orchestrale, che amplifica l’effetto “ma che sto guardando?!”.


Il messaggio (più attuale di quanto sembri)

“Povere Creature!” non è solo una favola strana. È un film profondamente politico che parla di autodeterminazione, libertà femminile, e riscrittura dei ruoli. In un’epoca dove la società è ancora piena di “manuali di comportamento”, Bella prende le regole, ci fa origami e ci vola via.


Per chi è questo film?


In conclusione: un piccolo capolavoro (che ti farà dire “eh?” almeno una volta)

“Poor Things” non è un film per tutti, ma è un film che parla a tutti. Ti prende per mano, ti porta in un mondo strano e ti lascia lì, con gli occhi spalancati e la mente in movimento. Magari non capirai tutto, ma ti sentirai diverso. E forse, un po’ più libero.

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“Povere Creature!”: Frankenstein incontra Barbie e si mettono a filosofare

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“Poor Things”: una fiaba dark che si trasforma in inno alla libertà (con tante stranezze)

Se Mary Shelley avesse avuto un’estetica pop e un senso dell’umorismo grottesco, probabilmente avrebbe scritto “Poor Things” al posto di “Frankenstein”. E se a dirigere il tutto fosse stato un greco con manie di perfezione stilistica e tanta voglia di provocare… beh, eccoci qui.

Yorgos Lanthimos prende il romanzo di Alasdair Gray e lo trasforma in un delirio visivo e filosofico in pieno stile steampunk-Vittoriano-punkeggiante, con una Emma Stone in stato di grazia (e per grazia intendiamo: libera, sfacciata e geniale).


La trama (senza spoiler inutili)

Bella Baxter (Emma Stone) è una donna “creata” dal Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) in un bizzarro esperimento alla Frankenstein. Ma attenzione: qui non c’è il mostro, c’è una creatura che impara a vivere, desiderare, conoscere il mondo e decidere chi essere. Bella ha la mente di una bambina, ma cresce rapidamente, sia psicologicamente che sessualmente, diventando simbolo di libertà assoluta.

Attraverso una serie di viaggi (anche in senso metaforico), Bella si scontra con uomini gelosi, amanti inetti, e società patriarcali che la vogliono ridurre a un “oggetto decorativo”. Spoiler: lei non ci sta.


Ma che film è, esattamente?

Uno strano ibrido tra:

  • ???? Una commedia grottesca

  • ???? Un saggio femminista con i costumi d’epoca

  • ???? Un trip psichedelico

  • ???? Un film di fantascienza esistenziale

Il tutto condito da dialoghi surreali, ambientazioni pazzesche (tra città finte e paesaggi dipinti), e una fotografia ipnotica, firmata Robbie Ryan. A volte sembra un dipinto di Dalí, altre una pubblicità di profumi, altre ancora… un incubo fatto da Wes Anderson dopo un bicchiere di troppo.


Perché funziona?

Perché ti stordisce, ti fa ridere, ti mette a disagio e poi ti lancia una riflessione profonda tra capo e collo: chi decide chi siamo? Chi ha il diritto di "insegnarci" cosa è giusto, morale, appropriato?

Bella è l’anti-eroina perfetta: dice quello che pensa, fa quello che vuole, e vive la sessualità e la conoscenza con un candore disarmante. E nel farlo, ci sbatte in faccia i limiti culturali con cui conviviamo tutti.


Cast: Emma Stone regna (gli altri stanno al gioco)

  • ???? Emma Stone: Mostruosamente brava. Cambia tono, postura, sguardo con la naturalezza di chi sa recitare con ogni parte del corpo.

  • ???? Willem Dafoe: Un Dr. Frankenstein alternativo, con faccia scolpita e cuore tenero.

  • ???? Mark Ruffalo: Piacevolmente ridicolo, nei panni di un libertino che pensa di controllare tutto, ma... viene messo al tappeto.


Colonna sonora e scenografia: pura follia estetica

Le scenografie sembrano uscite da un libro illustrato surrealista: case fluttuanti, ascensori barocchi, città monocrome che sembrano sogni lucidi. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora inquieta e orchestrale, che amplifica l’effetto “ma che sto guardando?!”.


Il messaggio (più attuale di quanto sembri)

“Povere Creature!” non è solo una favola strana. È un film profondamente politico che parla di autodeterminazione, libertà femminile, e riscrittura dei ruoli. In un’epoca dove la società è ancora piena di “manuali di comportamento”, Bella prende le regole, ci fa origami e ci vola via.


Per chi è questo film?

  • Per chi ama il cinema non convenzionale.

  • Per chi cerca storie con protagoniste forti, libere e imperfette.

  • Per chi vuole vedere qualcosa che non ha mai visto prima.

  • Per chi ha adorato film come La Favorita, Her, Barbie ma con più filosofia e meno rosa shocking.


In conclusione: un piccolo capolavoro (che ti farà dire “eh?” almeno una volta)

“Poor Things” non è un film per tutti, ma è un film che parla a tutti. Ti prende per mano, ti porta in un mondo strano e ti lascia lì, con gli occhi spalancati e la mente in movimento. Magari non capirai tutto, ma ti sentirai diverso. E forse, un po’ più libero.

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